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16 febbraio 2015 1 16 /02 /febbraio /2015 16:51
Michele Ferrero è mia mamma, che dice che Michele Ferrero, uno degli uomini più ricchi del mondo, l'ha salutata mentre entra negli uffici. 
«Va dove c'è la Madonna, si inginocchia e prega, tutte le mattine», e saluta gli impiegati, umani che passano nella porzione di terra vicina alla sua, con l'affetto con cui saluta un fratello. 
Michele Ferrero è mio nonno, che dice che Michele Ferrero, uno degli uomini più ricchi del pianeta, ha alzato una mano verso tutti quelli cui paga lo stipendio, vestiti con il toni beige, li ha salutati come saluterebbe un amico alla fiera del paese, facendo parole come si fa nei bar, in dialetto: «Alura, tut apost? A ca' tut bin? L'a da manca 'd caicos?», a casa tutto bene? Ha bisogno di qualcosa? 
Michele Ferrero è mia mamma che ha l'auto gratis quando deve fare 60 km per fare la chemio, è mio papà che ha la tessera per il cappuccino a 400 lire, sono io che ho il campo da tennis in terra a 3mila lire, è mio zio che ha il terreno gratis quando va in pensione e vuole fare l'orto, Michele Ferrero è l'uomo per cui 2mila (2mila!) persone si presentano il giorno dopo l'alluvione per spalare la merda (e vengono mandati via: troppi), Michele Ferrero è l'uomo che piange perché non ce la fa a ringraziare tutti quelli si sono radunati per spalare la merda e che adesso sono radunati sotto un tendone per ricevere la targa «Queste mani hanno fatto miracoli» - si commuove, piange, non riesce a parlare, Michele Ferrero è l'uomo e non la risorsa, Michele Ferrero è il collaboratore e non il dipendente, è il capitalismo possibile, è l'orgoglio per il lavoro, è sentirsi parte - vera, con la puzza del sudore nel vano ascensore quando viene schiacciato "Alt" ed è l'ora del pane e Nutella degli operai (uno ha preso un chilo di pane, la Nutella è lì, si può aprire, per dieci minuti nessuno obietterà) - Michele Ferrero è sentirsi - davvero, siamo negli anni '70 e '80 e cammina nell'aria la convinzione che tutto andrà bene, sempre - Michele Ferrero è sentirsi parte di un progetto, è il profumo di Naturella - «Lo sai Marco, se ci pinzano con i prodotti in uscita ci licenziano, dentro possiamo però mangiare tutto quello che vogliamo, e visto che nessuno prende mai dalla fabbrica le Naturella, allora le compro; ma poi devo fare attenzione a lasciarle in ufficio», dixit mater mia a me bambino, Michele Ferrero è l'orgoglio di una terra, è l'uomo che speri abbia tutte le fortune di uomo - e ne avrà solo in parte, come tutti gli umani, con Michele Ferrero muore di nuovo mia madre, è come morisse mia madre, e so bene che è assurdo, è un'immagine non "vera", infedele alla rappresentazione, eppure è così: mamma lavorava alla Ferrero, ma sarebbe più corretto dire che "viveva" alla Ferrero, nella Ferrero, e con lei vivevamo tutti alla Ferrero, nella Ferrero, una fabbrica che era una comunità non per il bonifico ma per il modus vivendi che modellava, felici di essere modellati, tutti quelli che al riparo di quella fabbrica erano fieri di vivere. 
Monsù Ferrero, grazie. 
@marcogiacosa (LaStampa-14 febbraio 2015)
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